Questa lettera ho potuto scriverla quando Angela era ancora con noi.
Cara Angela, sono giorni che ti penso, che vorrei chiamarti, che vorrei starti vicino ma il rispetto che ho per te mi contiene. Penso anche a quale sia il modo corretto per comunicare in questo momento così difficile, ma mi accartoccio sui miei stessi pensieri, continuamente, e non riesco a trovare la via giusta per affrontare il dolore di questo tempo. Comprendo che ogni parola può essere inconsistente, ogni considerazione superflua, ogni pensiero inopportuno. Che possibilità ho io di cogliere le profondità e le fatiche che stai vivendo?
Ma, al tempo stesso, non voglio che tutto ciò sia l’alibi per rinunciare a cercare di contattare la profondità della tua anima, quella di una persona speciale; da te ho tanto ricevuto da quando ho avuto il privilegio di condividere momenti così importanti per me e spero di soddisfazione anche per te.
Allora mi sono detto che forse l’unico linguaggio che posso utilizzare e che suoni tangibile è quello del calore dell’amicizia e dell’amore. Forse non siamo riusciti a frequentarci con l’intensità che avrei voluto ma ho cercato di seguire il più possibile i tuoi passi decisi in questo mondo incerto. Ho letto i tuoi scritti, ho parlato di te e con te, ho vissuto anche con le parole degli altri.
Ho ancora impresso, nel mio cuore più che nella mia mente, l’imbrunire sul tuo lago, le luci che pian piano si facevano strada nell’oscurità in quella magica sera d’estate. Ma tuttora, ancor più indelebile è il tranquillo incedere delle tue parole che, lentamente ma inesorabilmente, scioglievano nodi e incertezze che portavo come una zavorra da troppo tempo. Quei momenti con te sono stati proprio belli!
Bello è stato anche incontrarti negli appuntamenti di Collevecchio mentre seminavi amore e tranquillità, ma anche guardare con stupore, come in un indecifrabile processo alchemico, la tua capacità di far affiorare e catalizzare la bellezza e l’unicità di ognuno di noi. In quei momenti, isolato in quell’eremo magico, mi sono sentito in pace con me stesso e con gli altri. Ma mi sono sentito anche colmo dell’orgoglio di essere tuo amico e di aver percorso un tratto di strada con te accanto. Quante volte mi son detto: ho conosciuto un’anima superiore, un vero angioletto sulla terra.
Leggo e rileggo ora quanto ho scritto e sono di nuovo colto dall’incertezza ma so che tu, invece, sei già arrivata all’essenza del messaggio. Le parole che ti dedico vogliono essere la testimonianza di un amore puro e sincero per te, la mia scrittura sbilenca spero non indebolisca l’amicizia e l’affetto che ci lega. Con una punta di arroganza mi piacerebbe sentirmi di casa in una minuscola porzione del tuo grande cuore.
Ti voglio bene. S.
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